mercoledì 31 agosto 2011

Rumors.



Dicono che una certa ditta di abbigliamento già stabilmente presente sul mercato starebbe per lanciare una nuova linea uomo che risponderà al nome di JOHN REED...
Così dicono.
Voci di corridoio, voci interne.

Tenete presente che i vertici aziendali di suddetta ditta (nonostante la Storia - e in particolare la Shoah - sembri non aver insegnato loro proprio nulla) sono politicamente orientati a destra, se possiamo ancora definire "destra" il berlusconismo. Che comunque sia, fa ancora del comunismo e dei comunisti il suo peggior nemico, lo spauracchio, la rovina di qualsiasi capitalismo imprenditoriale e di qualsisi liberalismo.
Insomma: questi votano Berlusconi e PDL.
Con grande credo, con convinzione, con fervore.

Allora risulta davvero divertente - e paradossale - la scelta del nome del loro nuovo brand, visto che John Reed è stato un giornalista e militante comunista statunitense, conosciuto in particolare per la sua narrazione dei giorni della rivoluzione bolscevica, nel libro "I dieci giorni che sconvolsero il mondo".

Forse non si sono nemmeno accorti dell'omonimia?
Non si sono nemmeno presi la briga di verificare?
Chissà.
Ma così dicono...

venerdì 8 ottobre 2010

06. Surfin' in the net...


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Se per caso doveste capitarvi - tanto nella collezione autunno/inverno di quest'anno quanto in quella primavera/estate del 2011 che verrà - di trovare nei negozi di vestiti t-shirts o felpe che utilizzano grafiche "preconfezionate" come quelle dell'immagine qui sopra, sappiate che si tratta IN TUTTI I CASI di roba scaricata dal web (cioè non CREATA dai grafici delle ditte di abbigliamento che poi le producono e le immettono nel mercato). Roba debitamente ripulita, eliminando ogni traccia della loro fonte: nomi propri di società sportive e città, loghi, trademarks e quant'altro possa far risalire alle rispettive proprietà. Semplicissimo, no?

Immagini vettoriali sin troppo facilmente reperibili smanettando un po' su internet. Grafiche "taroccate" ad hoc, esattamente come quelle che io stesso passo ai miei fornitori cinesi nelle cantine di Torre Angela o a quelli del CIS di Nola (Napoli) quando mi servono un po' di magliettaccie nuove da mettere sul bancone a € 4,90.

Se dunque, sia mai, vi dovessero servire vettori del genere, scrivetemi pure (la mia e-mail è in alto, sul lato dx) e vi spedisco il documento in Illustrator già bello che pronto da utilizzare, OK?
I colori poi li decidete voi, ma - su, dai! - copiamoci tutti allegramente, così diamo CONTINUITA' alla moda!!!

giovedì 30 settembre 2010

05. Milwaukee + Georgetown


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Quinto appuntamento con il nostro "gioco" allo SMASCHERAMENTO delle fonti, sin troppi facili da trovare, di presunti grafici creativi (al secolo: farlocchi) che dietro alla "tecnica" di una prestazione professionale verso la ditta di abbigliamento per cui lavorano nascondono solo approssimazione (che non è nemmeno pigrizia o furbizia) ed INCAPACITA' CREATIVA: zero idee, zero contenuti, zero originalità.
Poi non a caso, magari, nell'ambiente gli appioppiano nomignoli come Mr. Copia & Incolla, come un'etichetta, come una scia che lasciano in ogni azienda in cui hanno lavorato, nel ricordo (e nella dubbia reputazione) che ne può avere ogni altro collega che - come loro - opera nella creatività, nella grafica applicata allo sportswear.
MA RESTA INTESO CHE E' SOLO PER DIRE, CHE E' TUTTA UNA SUPPOSIZIONE, NO?

Allora stavolta il giochetto è davvero spudorato: prendete il logo ufficiale dei Milwaukee Brewers™, sommatelo a quello dei Georgetown Hoyas™ ed ecco pronta una nuova grafica INEDITA!!! Incredibile come si possa essere addirittura pagati (e presi sul serio) per qualcosa di così rapido ed impunito, vero? ;)
Ad ogni modo, anche ipotizzando una furbata del genere ne risulterebbe più o meno una roba così:


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Quindi se oggi uscite di casa per andare a fare un po' di shopping, se dovesse capitare di entrare in un negozio che espone una grafica SIMILE a quella che vedete qui sopra su uno dei capi della nuova collezione autunno/inverno appena arrivata e - nonostante tutto - doveste comunque decidere di acquistarla… beh, almeno sappiate che state indossando una maglietta o una felpa con un improponibile "ibrido grafico" tra i loghi del Milwaukee e della Georgetown assolutamente PIRATATI, che violano qualsiasi legge internazionale sui trademarks e che andrebbero utilizzati solo con regolare licenza.
Esattamente come la roba da due lire che - spendendo di meno - trovereste a Via Sannio! ;)

venerdì 24 settembre 2010

04. Cañeros De Los Mochis


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I Cañeros De Los Mochis sono una squadra di baseball messicana (a Sinaloa), pressoché sconosciuta in Italia. Oggi però voglio andare aldilà dei discorsi sullo scaricamento "illegale" da internet o sulla violazione dei marchi registrati (perché, di fatto, questo sarà pure un brand messicano, ma - anche guardando il loro sito ufficiale - è un club sportivo con tutti i suoi bei regolari copyright internazionali).

Oggi pensavo ad altro, e cioè al fatto che sul mio bancone a via Sannio capita spesso che io abbia t-shirts taroccate con i simboli delle squadre della NFL o della NBA, ma - Cristo santo! - quei loghi spaccano di brutto, volenti o nolenti fanno parte della nostra formazione, ci siamo cresciuti, e - da un punto di vista commerciale - è logico (e facile) vendere magliette dei New York Yankees (baseball), dei Los Angeles Lakers (basket) o dei San Francisco 49ers (football). E' chiaro, no?

Ma è altrettanto ovvio che una marca di abbigliamento magari molto nota non rischierebbe mai nel produrre e distribuire nei negozi di vestiti dei capi con loghi così riconoscibili, così famosi, così facilmente riconducibili alle rispettive proprietà senza prima accordarsi con una regolare licenza. Allora che fa? Si va a cercare loghi sportivi già pronti ma sconosciuti, nella speranza che nessuno se ne accorga. Perché poi - volendo - a riconoscere certe cose non ci vuol niente a segnalarlo via mail al Cañeros Beisbol Club, anche se sta dall'altra parte del mondo… nevvero? ;)

OK, stabiliamo allora che il punto è scovare loghi che nessuno conosce.
Ma con tutto quello che potenzialmente offre la rete, una volta che devi proprio piratare un logo, perché non lo scegli almeno bello?!? Si, certo: intendo proprio che (con tutto il rispetto per 'sta squadra messicana) il loro simbolo fa davvero cagare!!! Possibile che un grafico specializzato in abbigliamento non se ne renda conto? Forse è solo pigro, d'accordo. Ma allora è possibile che anche il suo titolare non se ne renda conto, nonostante quello sia il suo mestiere da anni ed anni? Si dovrebbe chiamare ESPERIENZA, in teoria. Ma forse anche lui è lì solo per caso, senza capire un cazzo di grafica o stile originale, e per lui dirigere una ditta di abbigliamento equivale a dirigere un allevamento di suini: sono solo numerini da scrivere sul fatturato annuale.

Come sempre, ipotizziamo cosa se ne potrebbe fare con un pappagallo di tale pochezza stilistica. Qualche scritta intorno, qualche americanata (per depistare le fonti messicane?), qualche cambio di colore… et voilà!!! Ecco come potrebbe venire fuori:


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lunedì 13 settembre 2010

03. Tre colpi!!!

o anche: (1) dalla TOMMY HILFIGER + (2) dalla HOLLISTER Co. + (3) dai JUNIOR BULLDOGS

Ed ecco una seconda tranche di ipotetici esempi del "copia & incolla" selvaggio che potrebbe operare la nostra fittizia marca di abbigliamento. La ricordate? Quella del "Oramai in Italia solo noi facciamo una vera ricerca grafica!!!"...


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1) Una t-shirt della collezione estiva Tommy Hilfiger: davvero spassoso come l'inesperto grafico che ipoteticamente potrebbe realizzare un PLAGIO di tale portata, nel cancellare il nome di Hilfiger possa decidere di sostituirlo proprio con ORIGINAL... vero? ;)


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2) Una "trasposizione" da rimanere (quasi) senza parole! Talmente bellina che - oltre alla t-shirt - con una grafica del genere ci si potrebbero personalizzare anche un cappellino ed un paio di infradito, no? Che poi - dico io, beata ingenuità - a segnalare un capo del genere a qualche manager della Hollister Company, ora che hanno un negozio di proprietà proprio a Roma, non ci vorrebbe davvero niente...


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3) Eh si, rubiamo anche ai bambini, dai!!!
Penso che la Bedford Football and Spirit Association, che dirige la squadra dei Junior Bulldogs (cioè sport per giovanissimi) nel New Hampshire, ci rimarrebbe davvero male a vedersi "piratare" così esplicitamente il simbolo del proprio team. Se qualcuno producesse una maglietta del genere, il loro ufficio legale potrebbe addirittura avere qualcosa da ridire, visto che la grafica (compresa del nome della squadra e del claim che recita "Go Dogs!") sono IDENTICI in tutto e per tutto. Che fantasia, ragazzi.

"Quello che facciamo non è copiare, ma casomai rielaborare le idee degli altri"...
Ma certo, signor titolare. Esattamente come le marche contraffatte che vendo nel mio bancone a Via Sannio, che sono RIELABORATE dai laboratori cinesi nei seminterrati di Torre Angela!!!

lunedì 6 settembre 2010

02. dalla KENT STATE UNIVERSITY

La Kent State University è una rinomata Università dell'Ohio che negli anni ha espanso i suoi numerosi campus, dagli Stati Uniti fino in Inghilterra (quindi attualmente presente anche in Europa, con la sua filiale di Liverpool); come la maggior parte delle università americane, ha una grande tradizione sportiva. Gli atleti di tutte le sue discipline sono conosciuti come i "blu & oro".
Il simbolo sportivo dell'Università, un'aquilotto con una grande lettera K che troneggia al centro, è facilmente reperibile in rete: se per esempio digitate le parole "kent state" nella finestra di ricerca di Brands of the World vi saltano fuori almeno 8 pagine con tutte le sue varianti per football, baseball, basket, hockey, atletica, golf, danza, etc. etc. Tutte già pronte in vettoriale.
Come per ogni altro logo sportivo degli Usa (dalle università alle varie leghe di sport professionistico come NBA o NFL) non andrebbe però dimenticato che il simbolo della Kent State E' UN MARCHIO REGISTRATO. Potetete vederlo voi stessi, con la presenza del regolare trademark in basso a destra:


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Occhio alle fonti, quindi. Occhio all'utilizzo improprio di materiale registrato, soprattutto se - violando i legittimi copyrights - lo si utilizza su supporti commercializzati a fini di lucro. Come l'abbigliamento, tanto per dire ;)

Torniamo allora al nostro brand coatto/boro inventato di sana pianta. Per l'occasione, ipotizziamolo anche con un logo... utilizzando - che so? - una font scontata e abusata come lo Xirod (prendere nota: MAI realizzare loghi aziendali con font scaricabili gratuitamente dalla rete!).

Ecco che nel download selvaggio da internet, potrebbe succedere che un grafico alle prime armi si imbatta proprio nel logo della Kent State University (nonostante il suo ipotetico titolare potrebbe tranquillamente usufruire di disegnatori che potrebbero INVENTARE qualsiasi cosa per lui, così da non rischiare niente e al contempo avere grafiche ESCLUSIVE nel proprio catalogo); suddetto sfortunato creativo potrebbe riflettere orizzontalmente l'aquilotto, scrivere qualche sciocchezza americanofila con un banalissimo Ballpark Weiner ed il gioco sarebbe fatto. Che poi - detto tra noi - una t-shirt con scritto sopra Americans 69 (o qualsiasi altro numero, sia chiaro) è qualcosa che nemmeno l'ultimo dei cialtroni di via Sannio oserebbe vendere, tanto c'è da copiare di meglio in giro!
Ad ogni modo, immaginando la nostra ipotetica grafica con questi presupposti, ne risulterebbe qualcosa del genere:


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Anche supponendo che si possa davvero mandare nei negozi una maglietta così dozzinale (ma per l'appunto è solo un'ipotesi, perchè in realtà CHI mai lo farebbe?) una volta commercializzata rimarrebbe comunque aperta la questione del copyright violato. Si pensa sempre che l'America è lontana, e d'altronde "come potrebbero accorgersene?"
Beh, i chilometri sono davvero tanti, è vero. C'è un oceano di mezzo. Ma il web annulla qualsiasi distanza, oramai. Una SEGNALAZIONE via mail parte e arriva nell'arco di pochi secondi. Quindi se mai venisse prodotto un capo del genere, sarebbe quantomeno curioso osservare la reazione del rettorato dell'Università, del loro ufficio licensing (che comunque già di suo gestisce la produzione di magliette, cappellini e gadget vari), financo del loro ufficio legale... no?
E "chi di copia & incolla ferisce, di copia & incolla perisce!!!"
Talvolta anche nelle aule dei tribunali.


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01. dalla PICKWICK

Diverse stagioni fa, la Pickwick Colour Group S.r.l. di Diego Barbaresi e Marco Nicolini annoverava QUESTA grafica tra le tante di una sua collezione. Non che l'alce sia, di per se stessa, la più originale delle trovate (essendo il simbolo della Abercrombie & Fitch) ma possiamo sostenere con certezza che fosse comunque una grafica realizzata appositamente per il loro brand, riprodotta nei capi, arrivata nei negozi:


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Qualcuno potrebbe obiettare: "Beh, ma tanto la Pickwick oramai non esiste più!".
E' vero. Così come è anche vero che però esistono ancora le sue licenze in corso.
Il Gruppo Cartorama - per fare un esempio - che produce tuttora (su regolare licenza) le linee scuola della Pickwick, utilizzò la STESSA grafica in una sua borsa da uomo. Questa:


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Ipotizziamo allora un brand di abbigliamento giovanile la cui identità - per non rischiare sul mercato - sia "la somma delle identità degli altri" (cioè della concorrenza) e ipotizziamolo rivolto ad un target dozzinale di coatti + bori, inventando addirittura un ipotetico nome che suoni come la somma dei due aggettivi: COATBORO
A questo punto non resterebbe che COPIARE (per l'azienda) o RICICLARE (per un grafico che ci lavora) le grafiche degli altri, come per l'appunto della storica Pickwick. Ed ecco che salterebbe nuovamente fuori l'immancabile alce, perchè nel frattempo la Abercrombie non è mica passata di moda! Cambiando qualche piccolo elemento qua e là, qualche colore, utilizzando magari un paio di font come Loki Cola (poveri noi!) + Marketing Script (cioè guarda caso lo stesso font della grafica originale della Pickwick) + un pizzico di Arial (che non guasta mai), ne potrebbe risultare una cosa del genere:


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Ora immaginiamo (sempre ipoteticamente) di trovare una grafica del genere nei negozi - su magliette e felpe - nella collezione autunno/inverno 2010. Capite? Aldilà del fatto che un capo del genere - se esistesse - non andrebbe nemmeno acquistato per il palese plagio che lo caratterizza (ad opera di un grafico troppo furbo o troppo pigro, che in pratica verrebbe pagato due volte per lo stesso lavoro, con la STESSA alce!)... immaginiamolo realmente nei negozi da settembre: non sarebbe interessante scoprire cosa potrebbero pensare al riguardo i vecchi titolari della Pickwick (facilmente contattabili, visto che operano tuttora nel settore abbigliamento) se non anche le attuali dirigenze di chi ne detiene la proprietà o addirittura della Cartorama stessa? E ancora: scoprire cosa avrebbero da dire in merito i loro rispettivi rappresentanti legali?

Meno male che questa ipotetica Coatboro sia solamente una marca di finzione, allora. Perchè altrimenti riuscirei addirittura ad immaginarne un titolare che - rivolgendosi ai suoi grafici creativi - li soporiferebbe con deliri quoitidiani del tipo: "Noi siamo gli unici in Italia che ancora facciamo vera grafica!!! E' per questo che gli altri ci copiano". Si, certo: a via Sannio! ;)


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